Il film è ambientato nel 1944, nell’ondulata campagna toscana, percorsa dai brividi e dal terrore delle ultime fasi della \\\guerra di liberazione\\\, con i nazisti sullo sfondo, lo scontro partigiani-fascisti, prima incombente, poi esplosivo, e – in primo piano – la tragedia corale di una popolazione inerme, in parte vittima di un feroce massacro, ma in parte in marcia verso la libertà. Proveniente dall’interno di una finestra spalancata sul limpido cielo notturno di un dieci agosto di \\\oggi\\\, percorso da baleni di stelle cadenti, una voce femminile fuori-campo esprime il desiderio di poter narrare un lontano dieci agosto di \\\ieri\\\, emergente da memorie miste di letizia solare e di terribilità mitica della sua infanzia. I fatti narrati dal film sono visti in gran parte dagli occhi di questa bimba di ieri. Il racconto si snoda da quella finestra aperta, passando per il paese di S. Miniato, con le case già minate sul punto di saltare in aria, e la popolazione atterrita, raccolta negli scantinati di un edificio patrizio, al momento ancora semisicuro. I tedeschi hanno convinto il vecchio vescovo a raccogliere la gente nella cattedrale, promettendo che verrà risparmiata. Una parte, fra incertezze ed esitazioni, lo segue, ma una parte, capeggiata da Galvano – un fiero contadino che ha fiutato l’inganno – fugge per i campi, dirigendosi approssimativamente verso gli anglo-americani in arrivo, ma soprattutto verso la vita. La cattedrale – proditoriamente minata – è infatti la prima a esplodere, provocando un eccidio tragico, da cui scampano – dilaniati nel corpo e nello spirito – pochi superstiti, mentre il gruppo guidato da Galvano, dopo un esodo segnato da lunghe paure, brevi parentesi di serenità, momenti di orrore e di violenza cruenta, approda quasi incredulo, alla libertà. Dopo di che la cinepresa ci fa entrare da quella finestra aperta, inquadrando una figura femminile ancora intenta a narrare a un bimbo, come in una cantilena da ninna-nanna, l’altra terribile ed epica \\\notte di S. Lorenzo\\\.
Notte Di San Lorenzo (La)
Il film è ambientato nel 1944, nell'ondulata campagna toscana, percorsa dai brividi e dal terrore delle ultime fasi della \\\guerra di liberazione\\\, con i nazisti…
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Il film è ambientato nel 1944, nell’ondulata campagna toscana, percorsa dai brividi e dal terrore delle ultime fasi della \\\guerra di liberazione\\\, con i nazisti sullo sfondo, lo scontro partigiani-fascisti, prima incombente, poi esplosivo, e – in primo piano – la tragedia corale di una popolazione inerme, in parte vittima di un feroce massacro, ma in parte in marcia verso la libertà. Proveniente dall’interno di una finestra spalancata sul limpido cielo notturno di un dieci agosto di \\\oggi\\\, percorso da baleni di stelle cadenti, una voce femminile fuori-campo esprime il desiderio di poter narrare un lontano dieci agosto di \\\ieri\\\, emergente da memorie miste di letizia solare e di terribilità mitica della sua infanzia. I fatti narrati dal film sono visti in gran parte dagli occhi di questa bimba di ieri. Il racconto si snoda da quella finestra aperta, passando per il paese di S. Miniato, con le case già minate sul punto di saltare in aria, e la popolazione atterrita, raccolta negli scantinati di un edificio patrizio, al momento ancora semisicuro. I tedeschi hanno convinto il vecchio vescovo a raccogliere la gente nella cattedrale, promettendo che verrà risparmiata. Una parte, fra incertezze ed esitazioni, lo segue, ma una parte, capeggiata da Galvano – un fiero contadino che ha fiutato l’inganno – fugge per i campi, dirigendosi approssimativamente verso gli anglo-americani in arrivo, ma soprattutto verso la vita. La cattedrale – proditoriamente minata – è infatti la prima a esplodere, provocando un eccidio tragico, da cui scampano – dilaniati nel corpo e nello spirito – pochi superstiti, mentre il gruppo guidato da Galvano, dopo un esodo segnato da lunghe paure, brevi parentesi di serenità, momenti di orrore e di violenza cruenta, approda quasi incredulo, alla libertà. Dopo di che la cinepresa ci fa entrare da quella finestra aperta, inquadrando una figura femminile ancora intenta a narrare a un bimbo, come in una cantilena da ninna-nanna, l’altra terribile ed epica \\\notte di S. Lorenzo\\\.